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La tradizione democratica

Sto finendo di leggere un interessantissimo libro, “La funzione dell’orgasmo” di Wilhelm Reich; è l’opera più importante (insieme all’”Analisi del carattere”) e più famosa di questo istrionico e geniale autore,e ha come argomento centrale la trattazione della dipendenza diretta tra salute psichica e potenza orgastica. Ma non è di tale relazione che voglio parlare.

Nell’introduzione di questo scritto Reich (da buon studioso delle masse) fa un discorso di ampio respiro riguardante la democrazia. La definisce, descrive le dinamiche in essa contenute, e poi ragiona su una cosa: “La vera democrazia” dice Reich, “è un processo di lotta continuo, con i problemi posti dall’incessante sviluppo di nuove idee, di nuove scoperte e di nuove forme di vita. Lo sviluppo verso il futuro è ininterrotto e in interrompibile, soltanto quando ciò che è vecchio e senescente –ciò che ha svolto il suo ruolo a un livello precedente dello sviluppo democratico- è sufficientemente saggio da far posto a ciò che è giovane e nuovo e da non soffocarlo richiamandosi alla dignità o all’autorità formale”.

Da pisciarsi dalle risate.

Questo austriaco vissuto 70 anni fa intende come positivo, florido, arricchente per un sistema sociale democratico, il  fatto che “ciò che ha svolto il suo ruolo” debba essere sufficientemente saggio “da far posto a ciò che è giovane e nuovo”, e deve addirittura evitare di non nascondersi dietro a sistemi formali e burocratici, in cui troverebbe certamente scappatoie per incrementare il proprio potere (certo le ha messe lui). Per garantire un sistema democratico, ciò che è passato, obsoleto, non più aderente alla realtà, non più adatto ad affrontare le problematiche correnti, deve farsi da parte per poter far affermare nuove forme organizzative che, grazie a diverse chiavi di lettura, diverse visioni, diversi strumenti, conoscenze, modi di fare, hanno possibilità di riuscita. Non “maggiori possibilità di riuscita”, ho detto “possibilità di riuscita”.

Quindi questo psicologo, tra l’altro scomunicato e morto da pazzo (cattiveria inventata e infondata), non ha alcun rispetto per la tradizione?! Non esattamente.

“La tradizione è importante” dice l’orgonomista, “essa è democratica quando adempie alla sua funzione naturale che consiste nel trasmettere alla nuova generazione le buone e cattive esperienze del passato, cioè nel metterla in condizione di imparare dai vecchi errori, e di non commettere di nuovi dello stesso genere. La tradizione uccide la democrazia quando non lascia alla nuova generazione la possibilità di scelta, quando tenta di imporre che cosa debba essere considerato <buono>o <cattivo>. La tradizione dimentica spesso e volentieri di aver perso la capacità di giudicare ciò che non è tradizione.”

Altre risate (isteriche).

Trovo difficile immaginare uno scenario in cui la “tradizione uccide la democrazia”, in fin dei conti chi scrive lo fa nel periodo fascista, per di più in Austria; oggi siamo in un altro mondo, c’è più libertà, ci sono più possibilità, è evidente che l’avvertimento lanciato in questo libro è stato accolto. Per fortuna che in 60 anni si è riusciti a progredire, a evolvere e a auto- organizzarsi in base ai meriti, alle conoscenze, ai risultati ottenuti.

Meno male che la “tradizione non ha ucciso la democrazia”, se no pensate come saremmo messi.

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STANZA “ANSIE”

La “stanza” si compone.

Al momento siamo 3, Rachele, Sergio e Angelo. Fabio registra.

Sergio propone una riflessione sulla numerosità del gruppo

Rachele: ragioniamo su quel che c’è e non su quel che manca

Sergio:

L’ansia è un fatto politico: qual’è la relazione tra business e gratuità? ce ne frega qualche cosa?

Rachele:

Come stanno le persone con questi mezzi? Che ansie (genera ansia?) emozionale.

Realtà virtuale? c’entra con la fisicità?

Angelo:

non me ne frega della dimensione virtuale. Mi interessa la metafora da trasferire nella vita organizzativa. Si realizza nella vita organizzativa?
Contesto reale=realtà organizzativa (aziendale)

Sergio:

esperienza personale di viaggio: accettare supinamente un viaggio venduto da un’agenzia,  apparentemente una leaderless. Nei momenti di crisi  saltano fuori parole come “democrazia” e “rispetto”. Abitudine alla leadership. Entrare in un mondo autorganizzato e autoevolvendosi genera ansia.

Angelo:

nelle organizzazioni le persone sofforno la liquidità (dell’ambiente)

Rachele: cavalcare l’onda del contributo degli altri. Sei spettatore ma la mancanza del leader toglie la dimensione de controllo e della dimensione del confine. Deresponsabilizzazione.

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