Articoli con tag Tecnologia

Inconscio, telefonini e margherite

Un paio di mesi fa a Brescia in occasione del convegno annuale di Ariele psicoterapia e dedicato alla figura di José Bleger, ho assistito ad una relazione molto interessante. A tenerla è stato il mio amico Paolo Magatti, psicosocioanalista e consulente. Con l’intento di proporre una carrellata in merito all’applicabilità del pensiero di Bleger nel mondo organizzativo contemporaneo, l’Autore in un passaggio centrale ha sostenuto che la “la tecnologia è forse il nuovo luogo in cui depositare le parti psicotiche della personalità”. L’ipotesi è veramente importante ed ardita. Devo dire che non mi sorprende perché ho sostenuto concetti simili in questo ed in altri blog, dunque quello di Magatti è un contributo ad un dibattito aperto. Perciò sviluppo volentieri la discussione, partendo prima dal chiarimento del contesto in cui ci muoviamo.

Nel pensiero di José Bleger, le organizzazioni, le imprese, i ruoli che in esse interpretiamo sono il luogo cui gli individui depositano le proprie ansie psicotiche. Ovvero le dimensioni irrisolte della personalità troverebbero un adeguato “contenimento” nei luoghi di lavoro. Tale funzione di deposito è terapeutica, perché in questo modo le ansie che turbano i nostri fragili equilibri, sono opportunamente confinate e collocate, riducendo in questo modo il loro impatto negativo. Per tale motivo si dice che le imprese hanno una funzione difensiva. Fin qui José Bleger.

Nel contesto attuale noi assistiamo ad un fenomeno del tutto nuovo: le organizzazioni sono sempre più fluide, frantumante, flessibili tanto che questa funzione di deposito è fortemente compromessa. Non è un caso che il disagio dentro e fuori le aziende sia molto aumentato. Si pensino, ad esempio, ai tanti esempi di follia distruttiva nelle famiglie e nella società, di cui ogni sera al telegiornale sentiamo parlare. L’ipotesi che Paolo Magatti ha avanzato è che tale funzione venga oggi svolta dalla tecnologia.

Ho lungamente riflettuto su questo e credo sia vero solo in certe situazioni.

La tecnologia, come sostiene Galimberti, è un mezzo per colmare il gap tra il principio del piacere e quello di realtà. Assolve il ruolo di ridurre lo spazio ed il tempo tra l’insorgere del desiderio e la sua soddisfazione.  In taluni casi la tecnologia si presta ad un godimento dissipativo che ci allontana dagli altri verso posizioni narcistiche ed autistiche.

La tecnologia ha una dimensione generativa solo laddove diventa un mezzo per creare comunità di pari che condividono il medesimo scopo. Io credo piuttosto che siano queste comunità i nuovi luoghi in cui depositare le ansie psicotiche blegeriane. Le comunità trasversali, affettive o di condivisione di conoscenze o di pratiche rappresentano dei contenitori sostanziali che riconoscono i bisogni affettivi, individuali e danno sostegno. Le nuove tecnologie, gli smartphone oppure i software che consentono il social networking (intra aziendale e individuale) consentono e favoriscono l’accesso a questi nuovi luoghi di deposito, dunque facilitano l’attivarsi di questi nuovi meccanismi difensivi.

La novità significativa è che si moltiplicano questi luoghi di deposito, non essendovene più uno solo come l’azienda. La moltiplicazione dei luoghi e la loro instabilità produce indubbiamente degli effetti psichici rilevanti. Tuttavia ciò non è solo negativo. Nel passaggio dal politeismo greco e romano, al monoteismo cristiano si è generata una concezione unificante del reale che si riflette nell’idea moderna di identità. Nell’età liquida attuale è da costruire invece una concezione plurale del sé senza connotati patologici. Una margherita di possibilità per vivere il presente senza colpe.

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Derrick de Kerckhove @ Meet the Media Guru

Eravamo presenti a quello che aveva tutte le carte per configurarsi come l’Evento 2.0 per eccellenza, volevamo esserci anche per capire cosa si sta muovendo socialmente ed economicamente dietro a questo fenomeno.

La cornice è offerta dalla Mediateca Santa Teresa di Via della Moscova, scenario grazioso e minimal che circonda la star dell’intelligenza connettiva, il guru (in senso professorale, che è poi il lavoro del belga) dei media digitali. Peccato solo che non ci sia rete wireless all’interno della sala conferenze, ma questi sono dettagli da digital divide che un italiano è ben abituato  a sopportare. Nel bar e sul prato antistante la sala conferenze si ascoltano discorsi di marketing, progetti di studenti e tanto fantacalcio di contatti. Sembra che l’ansia del momento sia come monetizzare il fenomeno, perchè altrimenti a cosa serve? Ma c’è anche tanto sano cazzeggio, sparate filosofiche e clima da venerdì sera con birra e campari.

Derrick the Kerckhove @ Meet th Media Guru

La presenza di Derrick De Kerckhove la dobbiamo a Maria Grazia Mattei che con il progetto Meet the Media Guru sta cercando di creare un movimento di contaminazioni e scambio intorno ai temi della rivoluzione digitale e ai cambiamenti che questa sta portando dentro le nostre vite e nelle nostre società. Il piccolo cameo di Roberto Calugi (Area Sviluppo delle Imprese) della Camera di Commercio di Milano ci fa capire che le partnership dietro questo progetto sono forti, anche se l’appello a intercettare le realtà del commercio 2.0 suona così poco appropriato allo spirito che si respira nella wikinomics.

Maria Grazia Mattei presenta l'incontro

Non entriamo nel merito dell’intervento di D.d.K., è forse più utile toccare quei temi che hanno fatto risuonare quegli accordi che tentiamo di comporre affrontando le Leaderlessorg.

Senza dubbio il senso dell’incontro è la fiducia verso le possibilità offerte dalla tecnologia, un senso del possibile che ancora sta incontrando le resistenze e le difficoltà relative a tutti i grandi cambiamenti. La Rete non ci rende più stupidi, anzi, ci permette di essere sempre più aderenti al contesto, più capaci di dare risposte rapide e appropriate ai problemi, più i-pertinenti ama dire Derrick.

Al di là dei manifesti luddisti e dei tentativi di controllo quella di oggi è ancora una Rete che garantisce la Trasparenza, che aiuta l’umanità in processi di auto-organizzazione, che ci sta chiedendo un cambiamento di Cultura:  da un sistema lineare, Galileiano, solido e basato sul procedimento scientifico, ad un sistema non-lineare, complesso, quantistico, dove i fenomeni “tendono ad essere”.

Una scommessa nata dall’alfabeto e trasformata dall’elettricità, una rivoluzione in cui siamo immersi e che cerchiamo di comprendere e sfruttare per il nostro futuro.

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