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THE 3 PARADOXES OF THE “LEADERLESS ORGANIZATION”

Cari lettori di LLO, da tempo non pubblichiamo e non è certo che lo faremo ancora in futuro. Ma oggi ho sentito la mancanza di questo spazio, e approfitto per mettervi al corrente di una piccola iniziativa di tre di noi leaderlessnauti: Paolo Bruttini, Paolo Magatti e io saremo a Londra il prossimo 22/23 novembre, alla Opus International Conference, per presentare un paper sulla Leaderless Organization che trovate qui sotto. Un pensiero che è nato e cresciuto in questo spazio, e che vogliamo ancora una volta condividere con voi……

http://www.opus.org.uk/prllpprs.htm

 

 

 

There is great concern displayed in the organisational studies of today regarding the impacts the new digital culture is having on the social and organizational realms of society. The so-called 2.0 reality is regarded on one hand as “the big revolution”, which has profoundly changed the way people view their futures and the future of their relationships. On the other hand however, this new world we are facing is often perceived as being problematic.

 

Many questions arise in regards to the individual and collective understanding of this digital culture.

 

What do we mean exactly when we talk about the 2.0 reality? Are we able to understand what the most relevant differences of our social environment are in comparison to the past? Are we able to detect the main characteristics of the new digital culture? What is the real impact of this change, if any, within organisations and the corporate culture? What are the most significant differences in how people now relate to each other in groups and organisations?

 

 

 

When we began, back in 2007, to observe the so-called phenomenon of the leaderless organisations, we tried to find some possible answers to these very questions. The new organisational formats, born from the spreading of the Internet’s digital culture, displayed new mechanisms of leadership and membership that became visible in groups and organisations; but, at the same time, they engendered anxieties of more subtle forms of over control.

 

Since then, we’ve been exploring the Leaderless Organization in different ways – discussion meetings, group and training experiences, a blog (https://leaderlessorg.wordpress.com/) – and we have tried to combine our different points of view together through our common backgrounds as trainers, researchers, writers and psychosocial analysts. The aim of this paper proposal is to share our findings as they are now, partial, incomplete, but hopefully, we believe, consisting of some intriguing hints that could be useful to discuss.

 

 

 

Certainly, the World Wide Web gives rise to social innovation, hence promoting new forms of relationships (“The medium is the message”, said Marshall McLuhan back in the 70s). However, it is also evident that those new forms of relationships have at the same time contributed to a spread, within the social context, of a large amount of fear, uncertainty and loss of identity.

 

Some evidence can be provided:

 

 

 

       the speed of change in the social environment, where a high number of micro-phenomena of change create social innovation, but at the same time are perceived by people as being meaningless

 

       Internet’s “open communities” that are based on free sharing and flexible identities, also contribute to an enhanced common feeling of diminished social bonds

 

       new forms of exchange, like open source, peer to peer and social networks, change relationships within both groups and organisations, giving life to flexible forms of leadership and hierarchy. However, those same forms weaken the bond between people and organisations, which can hardly contain the basic anxieties.

 

 

 

Starting from these assumptions, the aim of this paper is to discuss the new issues that the “leaderless organisation” asks us to face. Our common purpose is not to give impossible answers, but to instead offer the opportunity for new questions to be asked, by exploring the 2.0 reality from three different perspectives, which each one of us has developed through her/his professional experience, therefore underlining “three contemporary paradoxes”:

 

 

 

1.     the paradox of leadership. Charismatic leadership has often been regarded as an authoritarian form of leadership, centred around the strong personality of the leader. Is it a paradox to imagine that today the “charismatic bond” between leader and followers, as it was described by Max Weber, – which is highly visible in all the social movements that are spreading within the global context – could be a useful clue for better understanding all the new dynamics between micro and macro phenomena of change that seem to be centred in a new “power of the followers”?

 

 

 

2.     the paradox of relationships. In today’s organisational realm, P2P (peer to peer) relationships seem to be based on the “affective” code, developed by the Italian psychoanalyst Franco Fornari. We will therefore explore how the hierarchical organization, traditionally based on the “paternal/maternal code”, gives space to auto-organizational forms based on the “brothers code”. 

 

 

 

3.     the paradox of power: the very same idea of power seems to be under an ongoing transformation, shifting from a model of power, based on a tight connection between authority – the sovereign power that defines boundaries and limits – and discipline – rules and control mechanisms – towards a “pervasive” form of power that sinks into the vital forces of the subject, like work, creativity, innovation. A new form of power, which is less visible but more diffused, could be defined as Michel Foucault said, bio-politic.

 

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piazza tahrir, piazza montecitorio

Gli avvenimenti di questi giorni, conseguenti all’elezione del Presidente della Repubblica (Italiana) mi hanno fatto venire in mente alcune cose successe negli ultimi tre anni, in varie parti del mondo (Medio Oriente, Penisola Arabica, Spagna, Stati Uniti, e forse qualche altrove che sfugge all’occhio globale dei media).

Ariele ha provato a ragionare sulla “polis”, da ultimo in un’interessante Conference: Presenti Sommersi Futuri Presenti, all’interno delle quale ho partecipato, fra l’altro ad un workshop su “2.0 e comunità”. Fra i pensieri emersi mi sembra sia molto d’attualità il tema della partecipazione politica tramite il “web 2.0”: è sin troppo facile andare alle pratiche del Movimento Cinque Stelle, criticandone gli aspetti manipolatori e regressivi dal punto di vista dello sviluppo di una coscienza civile, ma alcuni aspetti a mio parere meritano un approfondimento, evitando i toni liquidatori apparsi negli ultimi giorni a sancire una “sconfitta” della rete, dovuta alla capacità dell’apparato politico tradizionale di riappropriarsi dello “scettro” cadutogli improvvisamente di mano.

Tornando al titolo del post, confesso che esso nasce dall’osservazione dei vari video “virali” che descrivevano il comportamento della “piazza” di fronte ai vari passaggi di quello, da qualcuno definito uno “psicodramma”, che è successo nelle giornate precedenti l’elezione di Napolitano. Ad un certo punto mi è scappato un “ma è come Piazza Tahrir” nel senso che l’impressione che da uno “sciame” di comunicazione si sia creato in maniera spontanea un’aggregazione di corpi accomunati da un bisogno fondamentale: manifestare contro l’esistente e ciò che si stava costituendo: io stesso vi sono stato in parte coinvolto, anche nella mia città (Genova) in genere poco “movimentista” (e “movimentata”) si è creata una piccola piazza indignada.

Si sta affermando anche in Italia il modello di Tahrir, di “occupy” di “puerta del sol e del m13”? In un loro recente saggio Negri e Hardt si sono chiesti come mai in Italia non si fosse fino ad oggi affermato un movimento paragonabile a quelli sviluppatisi nei paesi arabi o in Spagna o in Usa etc, dandosi questa spiegazione: la capacità del sistema politico è ancora forte, e quindi è ancora in grado di contrapporre un modello di azione politica proprio del partito, sia pure adattato ad una concezione meno rigida del passato, assieme . E poi in Italia ci sarebbe una tendenza patologica a rivolgersi alla figura “paterna” una mancata liberazione dal complesso edipico a livello di “cultura nazionale”, anche in quest’ultimo frangente, l’arrivo di Beppe Grillo a riportare ad un ordine gerarchico le schegge impazzite, va in questa direzione.

In un successivo post vorrei allargare il ragionamento partendo dall’analisi di Freud (“Psicologia delle Masse”) fino ad arrivare a Manuel Castells.

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Centesimo post (a 12 mani)!

Iniziammo cosi, come in un’avventura. Con la voglia di capire come cambiare il mondo..
Entrammo in una nuova dimensione, di cui parlavano solo stregoni cibernetici, senza mappa e senza bussola. Piano piano si aggiunsero nuovi adepti… il Verbo (virtuale) si diffondeva…  Aumentando di numero aumentammo anche di forza, che cercammo di sfruttare per sostituire vecchie credenze con nuove speranze.

Pensavamo la LEADERLESS ORGANIZATION fosse una alternativa all’azienda strutturata gerarchicamente, ora crediamo sia un’area di liberta’ creative nell’azienda, un virus dall’interno. L’azienda social e’ una membrana tra interno e esterno, e assume significato (e valore) dal dialogo interno-esterno.  L’ansia da esercito in trincea si trasforma in ansia da campo aperto, paura dello sconosciuto, trans-identita’.

E’ la sfida che stiamo affrontando in questo Blog, speriamo anche con il tuo aiuto.

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Leaderlessorg e “Guerriglia”??

Quando si pensa alla Guerrilla saltano agli occhi le immagini di una giungla inospitale in qualche paese del sudamerica, dove piccoli drappelli di soldati stanno nascosti nella boscaglia in attesa di compiere un agguato. Sporchi, laceri e male armati, sfruttano la conoscenza dell’ambiente e  l’appoggio dei villaggi locali per mettere in scacco milizie ben più organizzate e armate fino ai denti.

Queste immagini esotiche hanno ovvi rimandi a movimenti per la liberazione da oppressori più o meno malvagi o al racconto biblico di Davide contro Golia, ma forse danno anche qualche strumento di lettura se messi a confronto con ciò che sta accadendo oggi nelle comunità web.

Riprendendo alcune caratteristiche della Guerriglia, così come descritta in wikipedia, provo ad affrontare un parallelo, forse azzardato, con ciò di cui ci stiamo occupando in questo blog: le leaderlessorg, organizzazioni senza gerarchia.

Comunicazione

La Guerriglia necessita di una rete di comunicazione, comando, controllo e informazione (C3I) sviluppata, adattabile e flessibile. Con la dispersione e il maggior numero di unità aumenta esponenzialmente la necessità di comunicazioni fra di esse e con i loro comandi.

Il Web oggi offre questo ambiente: sviluppata oltre i territori, adattabile ad ogni tipo di supporto (testo, immagini, audio,video) e con una capacità computazionale potenzialmente infinita, la Rete è lo strumento ideale per tenere in contatto persone geograficamente disperse e per creare una ambiente di lavoro comune.

Autonomia / Presa di decisione

La guerriglia non può fermarsi mai e servono comandanti di unità dotati di ampia autonomia decisionale: non è possibile tenere un esercito guerrigliero fermo ad aspettare, ma è necessario tenerlo costantemente in attività. Poiché gli obiettivi militari della guerriglia sono piccoli e molto numerosi, la pianificazione centralizzata dell’attività non è applicabile: è piuttosto necessario limitarsi a formulare linee d’azione generali e lasciare che siano i singoli comandanti a decidere come metterle in pratica, in base alle loro possibilità e disponibilità.

In una struttura a rete decentrata non vi è la possibilità di esercitare una supervisione continua e l’autonomia decisionale è quindi incoraggiata. Lo strumento di controllo/censura del lavoro svolto è sempre ex-post (si pensi a youtube quando decide di bloccare un contenuto o wikipedia quando lo bollacome inappropriato).

Anonimato

Operare in un territorio che permetta alle proprie unità di nascondersi: gli stessi guerriglieri non sono in alcun modo tenuti a “vedere” o “farsi vedere” dall’avversario. Anzi, è meglio che rimangano dei fantasmi. I fantasmi possono fare molta più paura degli eserciti.


Oggi per compiere azioni illegali ed rimanere anonimi in internet bisogna essere dei geni del male, tutto è rintracciabile e solo utenti particolarmente esperti riescono a far sparire le proprie tracce. Di contro, per le attività che non meriteranno mai indagini dalle autorità giudiziare internet è il luogo per eccellenza dell’anonimato. Ci si può nascondere dietro falsi avatar, mischiare e creare nuove informazioni su di sè, o semplicemente surfare i socialnetwork spiando gli altri senza che questi lo vengano a sapere.


Motivazione


La scarsa coesione delle forze guerrigliere, disperse e nascoste, le rende vulnerabili alle diserzioni o a degenerare in bande armate, con fenomeni di brigantaggio, contrabbando, mercenarismo. Per evitare queste derive è necessario che gli uomini siano intimamente convinti che i loro sforzi e le privazioni che affrontano sono utili e necessari.

La motivazione, come per gli eserciti guerriglieri è il vero tallone di achille dei progetti sul web. L’ambiente internet può facilitare la dispersione: è così facile entrare in nuovo progetto che risulta altrettanto semplice abbandonarlo. Oggi i progetti che funzionano sono quelli che muovono le passioni degli individui. Doce c’è passione c’è fedeltà alla causa.

Volontareità

L’equilibrio dell’esercito guerrigliero è “il massimo del disordine”. Ogni combattente può tornare a casa quando vuole, non ha alcun vincolo rispetto a un comando superiore, né qualcuno gli rinfaccerà d’essere un disertore. L’esercito guerrigliero non ha alcuna disciplina. Il tentativo di disciplinare un volontario, di costringerlo alla convivenza forzata con altri individui volontari, è destinato a fallire.

Per questo si assiste al trionfo della gratuità. Lavorerò con te fino a che ne avrò voglia o fino a che sarà vantaggioso per me. Queste condizioni impongono la creazione di progetti co-costruiti e mutualmente vantaggiosi. Altrimenti vado da un’altra parte…

Armamento

Un armamento leggero e facilmente trasportabileSono escluse dalla guerra di guerriglia le artiglierie pesanti, i mezzi corazzati e l’aviazione: la guerriglia è una attività essenzialmente di fanteria, supportata al massimo da mortai e artiglieria leggera.

Pc Portatile, WiFi, smartphones, sono le “armi” della leaderlessorg che sfruttano gli sviluppi tecnologici nel campo della connettività. L’essere connessi alla Rete e il saper utilizzare apparati informatici permette di creare organizzazione e coordinamento senza la necessità di un ufficio fisico. Oggi molti lavori di qualità vengono svolti da liberi professionisti, anche in gruppo, sfruttando la rete e i network per raggiungere il loro mercato.

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